sabato 25 febbraio 2012

CRISI ECONOMICA, PARTITI E SOLUZIONI POLITICHE

Pubblichiamo il documento realizzato dal  gruppo di lavoro "economia".





I. Da che cosa dipende l’attuale crisi economica?


1. Il denaro è una promessa di valore (ha quindi un valore potenziale, che diviene reale solo acquistando un bene), è inoltre anche una misura del valore (funzione numeraria), un mezzo di scambio ed una riserva del valore. L’attuale crisi globale – a differenza delle crisi periodiche che hanno sempre caratterizzato il capitalismo – nasce dal fatto che, negli anni Settanta, le banche ed altri istituti finanziari, a seguito delle riforme legislative tese alla liberalizzazione della finanza, hanno di fatto iniziato ad emettere moneta, semplicemente concedendo una grande quantità di prestiti quasi totalmente in leva, vale a dire quasi senza nessuna garanzia.


2. Il capitalismo industriale differisce dal capitalismo finanziario sostanzialmente per le modalità con le quali il capitale è accumulato. Il primo applica la formula tradizionale Denaro–Merce–Denaro: una data quantità di denaro è investita nella produzione di merci la cui vendita è tesa a ricavare una quantità di denaro superiore rispetto al capitale investito (la differenza è il profitto). Per contro il capitalismo finanziario è teso alla sola accumulazione di capitale: si cerca quindi di far fruttare il denaro con la sola rendita. Nel capitalismo finanziario non sono le banche a prestare il denaro ai clienti bensì, paradossalmente, sono i clienti a prestare denaro alle banche. Il credito non viene finanziato dai depositi: sono piuttosto i depositi ad aver origine nel credito. In conclusione, è quindi il credito a creare il denaro.


3. Secondo le teorie neo-liberiste, la libertà della circolazione dei capitali avrebbe dovuto assicurare un maggior benessere per tutti. In trent’anni è però avvenuto il contrario: il capitale dei ricchi ha continuato ad aumentare in misura esponenziale, mentre la diffusione del benessere si è ridotta in modo radicale. Si è prodotto un arricchimento in parte virtuale – ad opera delle bolle finanziarie –, ed in parte reale, proveniente dalle ricadute effettive di ricchezza che la finanza virtuale ha estratto dall’economia reale, sottraendo questa ricchezza alla classe media, con lo sfruttamento della natura e del lavoro e con la riduzione del Welfare. Mentre si diceva di voler evitare la svalutazione, essa veniva invece prodotta “al contrario”, riducendo la ricchezza della classe media.


4. Prima dell’euro, ogni singolo Stato dell’eurozona garantiva il valore della moneta, nell’esercizio della propria sovranità. Oggi, invece, manca una Banca centrale rappresentativa delle molteplici sovranità statuali. È quindi di prioritaria importanza che l’Unione Europea trovi strumenti adeguati per incentivare l’economia reale ed impedire che continuino a prodursi quei meccanismi finanziari che, negli ultimi mesi, hanno speculato al ribasso sull’economia di alcuni Paesi europei, come la Grecia, l’Italia, la Spagna, il Portogallo ecc. Questo si potrebbe ottenere facilmente separando le banche destinate a finanziarie l’economia reale, che dovrebbero continuare ad essere garantite dagli Stati, dagli istituti finanziari, che potrebbero continuare a “giocare” con gl’investimenti, ma a proprio rischio e pericolo.


5. In una prospettiva politica, la globalizzazione ha comportato una riduzione del potere decisionale e della sovranità degli Stati. Questa riduzione ha favorito gli interessi del capitalismo finanziario e il peggioramento della condizione economica della classe media. La sovranità perduta dagli Stati viene però indebitamente occupata dalla finanza. Per poter controllare realmente l’economia del nostro continente, l’Unione europea si deve strutturare in senso federale, dotandosi dei necessari strumenti politici di progettazione, di controllo e di gestione. La Bce, in questo modo, potrebbe iniziare a difendere l’euro, come fanno tutte le banche dei paesi sovrani.


6. L’economia capitalista richiede a tutti di partecipare ad una società che impone di rinunciare a qualcosa per ottenere in cambio altri benefici in nome d’una sicurezza che oggi diventa sempre più incerta. È quindi necessario trovare un nuovo patto sociale fra le esigenze del capitale e quelle della classe media ed estendere questi meccanismi alla maggioranza della popolazione del pianeta. È questa esigenza, oggi, a differenza di quanto accadeva ancora fra il primo dopoguerra e gli anni
Settanta, a rendere particolarmente complessa la realizzazione di questo progetto, dal momento che una crescita economica estesa all’intero pianeta comporterebbe in breve tempo l’esaurimento delle risorse e produrrebbe effetti disastrosi per la vita stessa (aumento della temperatura, distruzione delle foreste ecc.).


7. Il potere finanziario è un organismo parassita dell’economia materiale perché non produce le risorse di cui pure si nutre, ma le trae da un organismo ospite, cioè il sistema-mondo, generalmente sotto forma d’interesse su debiti finanziari. L’altro grande parassita del sistema-mondo è la criminalità organizzata. Vi è un ponte naturale fra la grande finanza e la grande criminalità organizzata: il sistema bancario globale. Di fatto nessun traffico illecito potrebbe operare senza la connivenza del sistema bancario globale.


8. La teoria della decrescita, come l’insistenza sui beni comuni e l’economia della felicità, non comportano affatto un peggioramento, ma un miglioramento della qualità della vita. L’obiettivo che esse si prefiggono è una società nella quale vivere meglio lavorando (e consumando) meno, quindi riducendo le esigenze, ma anche gli sprechi. Per avviare un circolo virtuoso dell’economia occorre valutarla fondandosi su strumenti meno astratti del PIL, incentivando le produzioni non distruttive e rilanciando la distribuzione locale della produzione (riterritorializzando l’economia).


9. È auspicabile che l’indignazione generalizzata diffusa a livello globale si articoli in Italia in un nuovo progetto politico, ad opera di una classe dirigente – e non dominante – realmente rappresentativa delle esigenze della popolazione (e non di quelle della finanza).


10. È inoltre necessario liberare il Paese dai soffocanti interessi corporativi che dilagano ad ogni livello e in ogni settore. È molto difficile che le liberalizzazioni proposte dal Governo Monti siano sufficienti ad aumentare la produzione in assenza di una contestuale “deliberalizzazione”, vale a dire di una limitazione dei poteri della finanza internazionale. Tuttavia, per fare ciò è indispensabile una stretta cooperazione internazionale, perché nessuno Stato nazionale è oggi in grado di agire in tal senso in modo autonomo.



lunedì 6 febbraio 2012

COMUNICATO STAMPA


Le ultimissime vicende Lusi e Brentan, dopo quella di Penati e Co. dimostrano come la "questione morale" sia anche un affare interno al PD, ”, oltreché a tutto il sistema dei partiti italiani.
Le orgogliose affermazioni di estraneità del PD a corruzione e malversazione suonano oggi a cittadini ed iscritti come un'ennesima beffa. 
È evidente a tutti che "alcune mele marce" hanno potuto fare i propri interessi all'ombra del partito in assenza di qualsiasi forma di controllo e/o di trasparenza dei contributi elettorali. 
La stessa esistenza, al solo fine di ricevere finanziamenti, di due partiti morti (DS e Margherita) rappresenta una vera e propria truffa, anche se legalizzata. 
Chi ha preso decisioni in merito deve dimettersi. 
Non solo. 
La gestione economica del passaggio da Ds e Margherita al Pd deve essere chiarita a tutti i livelli, nazionale e locale, a tutti gli iscritti nella massima trasparenza.
Il principio secondo cui chi riveste ruoli dirigenziali e di rappresentanza si senta giustificato per il solo fatto di non sapere, o di non essere stato informato, non può più vigere; il Pd è nato sotto il principio di responsabilità (accountability, diceva il primo segretario del partito) e di responsabilità oggettiva.
Nessuno può dire “io non c’ero o se c’ero dormivo”.
È interesse di tutto il PD Veneto che la magistratura accerti tutte le responsabilità di Brentan e di chi ha gestito mazzette e finanziamenti illeciti, al punto che ci aspettiamo che dentro il partito non ci siano forme di omertosa solidarietà con i colpevoli, ma anzi ne vengano contributi al lavoro della magistratura.
Soprattutto in questo momento di difficoltà, in cui il paese è chiamato al sacrificio e al rigore, è necessario che il Pd dia un segno inequivocabile della parte dalla quale vuole stare.
Ne risulta che è anche necessario che chi doveva controllare sui finanziamenti elettorali si dimetta. 
E ancora: il Pd si deve dotare di una Carta pubblica in cui tutti coloro che occupano cariche in enti vari per conto del PD dichiarino le proprie posizioni, le retribuzioni, le consulenze, i titoli ad occupare l'incarico, il che è almeno in parte quello che per legge è d’obbligo per tutti i dirigenti e i funzionari che rivestono incarichi di indirizzo politico e amministrativo (D.Lgs 150/2009).
Su questi obiettivi ci impegneremo a tutti i livelli del PD perché nessuno, la prossima volta, possa affermare "io non sapevo...".

PD Nuovo Percorso