Manifesto di PD Nuovo Percorso

Le prossime elezioni generali sono programmate tra tre anni e ciò ci consente di guardare in faccia la realtà per quella che è, senza dovere chiudere gli occhi e con l’animo di chi si propone di riguadagnare le posizioni perdute.
Abbiamo perso tantissimi voti. Pezzi interi di elettorato che in questi ultimi anni ci hanno lasciato preferendo altri soggetti o semplicemente non votando.
Alle recenti elezioni regionali si è consumata la prestazione più bassa del PD e del centrosinistra veneto. Come centrosinistra abbiamo conseguito il peggiore risultato in tutta Italia.
Il disastro era annunciato. L’impreparazione e l’approssimazione non lasciano scampo.

Ora dobbiamo fare tesoro degli errori passati e non percorrere ancora le strade che ci hanno portato in questa disastrosa situazione. Dobbiamo sapere cambiare senza perdere tempo prezioso e senza continuare a supportare scelte fatte più per scambi di ruoli e divisione del potere che per rilanciare i nostro partito.
Un partito che soffre, che perde amministrazioni comunali, che continua a rendere sempre più grande il miraggio della possibile conquista della Provincia, della Regione e di molte Amministrazioni Comunali.
Cambiare, invertire la tendenza che ci ha portato a perdere tantissimi elettori ed iscritti, è un imperativo che non possiamo ignorare. Cambiare la gestione del partito è non è più un optional ma diventa una strada obbligata se non vogliamo mantenere il primato negativo nell’Italia che come Veneto abbiamo conseguito nelle ultime elezioni regionali.
Il Partito Democratico resta l’unica vera seria alternativa allo strapotere del PDL e della Lega, l’unica vera prospettiva di affermazione della democrazia, della difesa dei diritti, dell’ambiente e del diritto al lavoro. L’unica forza che può difendere la nostra Costituzione nata dalla Resistenza.
E’ per questo che il Partito Democratico va cambiato, forse addirittura salvato. Ed è per questo che ognuno di noi è chiamato a dare il suo contributo.
Noi non abbiamo ricette infallibili e non abbiamo nessuna animosità nei confronti degli altri appartenenti al Partito, ma riteniamo che in questo momento si debba dare dal basso un contributo per uscire dalle secche in cui siamo andati a finire.
Cambiare il PD significa anche cambiare il nostro Paese.
Noi avvertiamo questa esigenza di cambiare. Ed è per questo che ci candidiamo.

Uniti per cambiare.

Per invertire la rotta che ci ha portato ad uno stato di crisi noi riteniamo che si debba superare le recenti collocazioni assunte nell’ultimo congresso (franceschini-marini-bersani) e realizzare una nuova unità di tutti coloro che avvertono l’esigenza di riavviare un percorso che porti ai valori fondanti del Partito Democratico ed instaurare all’interno pratiche democratiche e di condivisione democratica.
Una nuova componente trasversale che vuole unire le forze rinnovatrici del partito per cambiare la china che il nostro Partito ha preso.
Unità e cambiamento.
Uniti superando le divisioni territoriali, uniti superando le nostre precedenti collocazioni interne, uniti nell’intento di tessere la rete delle nostre comunità.
Uniti nel portare avanti la presenza del Partito Democratico nei territori, ma riconoscendo la irrinunciabile necessità di realizzare la presenza dei territori, delle comunità nel nostro Partito, facendoci tutti carico delle istanze e delle problematiche che il territorio ci chiede di rappresentare e che finora abbiamo sempre tardato a fare.
Dobbiamo scuotere dal torpore e dalla rassegnazione migliaia di cittadini che ci erano vicini che ora non sono più con noi, con la capacità, tutti insieme, di individuare i percorsi per guadagnare di nuovo la loro adesione, ma soprattutto la loro partecipazione al progetto ambizioso di dare all’Italia, al Veneto e alle nostre città un governo democratico.
Guardate bene il torpore e la rassegnazione dei cittadini (che inevitabilmente portano all’astensionismo) sono dovuti alla inadeguatezza del PD nella rappresentanza dei loro diritti e delle loro aspirazioni.
Uniti non per individuare nemici interni ma per dare energia e forza alla necessità di ritornare un partito che di nuovo rappresenta le nostre comunità.
Uniti nel lasciare sempre la porta aperta verso tutti coloro che vogliono concorrere in questo obiettivo, verso tutti coloro che insieme vogliono ritornare a mischiarsi con la società, a dialogare con tutti i soggetti associativi, civici, di volontariato per ritornare ad essere presenti in tutte le esigenze, i movimenti, i percorsi presenti nel mondo che sta fuori dei nostri Circoli.

Una Nuova Trasversalità. Dal basso.

Finora abbiamo assistito al perdurare di vecchie appartenenze (Ds, Margherita) e ad una trasversalità di vertice, fatta di accordi tra i vari leader provinciali e regionali del partito, accordi tra gruppi dell’apparato, accordi tra i vari capicorrente. Questa è la trasversalità alla quale stiamo assistendo e alla quale ci siamo tutti abituati. Con la nostra candidatura noi diamo forza ad una nuova trasversalità che non viene dai vertici ma nasce dal basso. Tanti degli iscritti al PD non hanno vissuto esperienze di militanza nei precedenti partiti, tanti iscritti che hanno militato nei precedenti partiti si sono iscritti al PD per mischiarsi e per dare vita ad una nuova esperienza politica. Molti di questi iscritti sentono il bisogno di dare vita ad una trasversalità dal basso, che investa gli apparati per dare vita ad un nuovo corso del Partito fatto di trasparenza, di condivisione, di democrazia.
Donne, uomini, giovani, meno giovani, amministratori, responsabili di circolo, semplici iscritti si sono convinti di dare la disponibilità verso una aggregazione che possa dare al Partito un contributo di vitalità e di nuove idee.

La Democrazia

Legge elettorale. C’è l’esigenza di riavvicinare la politica al cittadino. Abbiamo gridato allo scandalo quando ci hanno costretti a votare con una legge elettorale che ci impediva di scegliere i nostri rappresentanti al Parlamento, scelti invece dalle segreterie di Partito. Poi non sappiamo perché (o forse non l’abbiamo capito) ma anche il PD ha cominciato a praticare le primarie con liste bloccate in cui i nomi non vengono scelti dalle preferenze degli elettori ma sono decisi prima da chi compila l’ordine delle liste.
La giustificazione di salvaguardare le quote di genere non regge. Le quote di rappresentanza di genere possono essere garantite anche senza impedire agli elettori di scegliersi chi vogliono.
Ora noi ci proponiamo di sostenere in tutte le sedi la necessità di ridare ai cittadini la possibilità di scegliersi chi li rappresenterà in Parlamento.
Se avremo la maggioranza, ma anche se saremo una minoranza consistente ci impegneremo per ridare al cittadino il diritto di scelta di cui è stato espropriato dal precedente Governo Berlusconi.

Ruolo dei Circoli. Valorizzazione del ruolo dei Circoli. I circoli sono stati entità sulle quali veicolare gli imput del centro (volantini, campagne politiche, banchetti, ecc.) ma quasi espropriati da qualsiasi possibilità di output verso il centro, vincolanti per il centro.
Mentre il Centro deliberava su ogni questione i Circoli, soprattutto i piccoli Circoli, molto spesso non sono stati luoghi di decisioni ma solo luogo di esecuzione.
Proponiamo che i Circoli siano le porte verso le Comunità territoriali (non solo della Provincia ma anche del capoluogo), siano dotati di autonomia deliberativa su tutto quanto riguarda le Comunità territoriali, siano parte di reti territoriali omogenee, e siano dotati delle entrate nette di ogni iniziativa (dal tesseramento alle iniziative e feste organizzate dai circoli).
Decentrare il baricentro della decisione, per noi significa spostare il luogo delle decisioni dagli apparati ai Circoli.
Decisioni prese in autonomia per tutto quanto attiene la vita del Circolo stesso e delle Comunità Territoriali .
I Circoli tematici dovrebbero inoltre colmare le lacune programmatiche e culturali che spesso ci vedono arrancare all’affacciarsi di un problema che coinvolga più comunità territoriali. La formazione di questi Circoli va incoraggiata e sostenuta, se non altro per il bisogno che abbiamo in molte parti del territorio provinciale di passare dalla protesta o dalla passività alla capacità di essere propositivi e di divenire, come Partito, soggetto di riferimento per la popolazione.
Nei Circoli deve essere assicurato attraverso regole condivise con i Circoli stessi il forte legame con le rappresentanze nelle Amministrazioni Comunali che molto spesso sono in grado di portare informazioni e conoscenze che arricchiscono il bagaglio di conoscenza e formazione delle scelte politiche. Il rapporto tra rappresentanze istituzionali comunali e circoli delle comunità territoriali è fondamentale per evitare la formazione di più voci che disorienterebbero il nostro elettorato sempre molto attento alle nostre stonature.
Pertanto va garantito un rapporto dialettico efficace che deve sempre approdare a decisioni condivise e devono essere portate avanti, dopo discussioni anche appassionate, all’unisono.
Così vale anche per le rappresentanze istituzionali Provinciali, Regionali, Parlamentari che devono sempre rapportarsi costruttivamente con i Circoli su decisioni e scelte che attengono in parte o totalmente alle Comunità territoriali.
I Circoli inoltre devono caratterizzarsi per la loro apertura alla vita sociale della comunità e all’intrecciarsi dei rapporti con il mondo delle Associazioni.
Il tutto dovrà essere garantito da alcune regole generali (Statuto dei Circoli) che garantiscano autonomia deliberativa e finanziaria ai Circoli da approvare dall’Assemblea Provinciale e dai Coordinatori dei Circoli.
Pertanto quello che noi proponiamo per i Circoli è un ruolo primario a depotenziare il ruolo degli apparati che finora hanno gestito una grande parte del potere decisionale del Partito.
E’ questa la sfida che vogliamo portare avanti: ridare centralità e potere ai Circoli. Ed è per questo che ci candidiamo.

Le Primarie. Le primarie restano una risorsa del Partito. Non sono obbligatorie e non sono da applicarsi in tutte le situazione ma rimangono lo strumento privilegiato per selezionare la classe dirigente del Partito e i candidati alle cariche istituzionali.
Sono in grado di liberare energie e passioni che altrimenti resterebbero sopite, sono in grado di garantire scelte democratiche e trasparenti.
Resta ai Circoli la decisione in merito all’utilizzo di questo strumento democratico per quanto riguarda l’individuazione dei candidati alle cariche municipali.
Va approvato un regolamento per l’attuazione delle Primarie

Un Partito Aperto. Molto spesso ci siamo chiusi nelle nostre scuole di partito, nelle nostre sedi e stiamo un po’ alla volta in molti casi perdendo il contatto con la realtà. Dobbiamo uscire dal guscio protettivo del Partito e andarci a riprendere la montagna di voti che abbiamo perso in questi due anni parlando alla gente, vivendo e condividendo con la popolazione problemi ed esigenze, organizzando la nostra presenza in tutte quelle che sono gli aspetti che sono nell’agenda del cittadino.

I Nostri Valori

Ci proponiamo di lavorare affinché i valori della solidarietà, della tutela della salute e dell’ambiente, dei diritti civili, del diritto al lavoro siano valori non solo nostri, ma di tutta la società.
La crisi economica sta accentuando i tratti egoistici della società in cui viviamo e sempre più numerose sono le persone che non hanno sufficienti risorse per potere vivere dignitosamente, sempre più gli attentati alla salute e all’ambiente (inceneritori, discariche, attività inquinanti) si susseguono in tutta la provincia, sempre più le città registrano dati di inquinamento allarmanti, sempre più tratti razzisti emergono nel nostro vivere quotidiano, sempre più c’è parte della popolazione che resta senza lavoro.
E’ chiaro che il compito che ci aspetta come Partito Democratico è arduo, non facile, ma è anche vero che il Partito troppo spesso, invece di calarsi nei contesti di crisi e di favorire il dibattito e il confronto tra la popolazione, resta chiuso in se stesso incapace molto spesso di fare scelte e prendere decisioni, abdicando in questo modo ad un ruolo attivo e propositivo in tutti questi ambiti.
Restiamo così isolati, paralizzati dai veti incrociati e la popolazione ovviamente rivolge la sua attenzione ad altri soggetti che si propongono con soluzioni e scelte chiare, anche se in parte demagogiche.
Il Partito ha tutte le carte in regola in tutti questi ambiti (diritti, ambiente, salute, ecc.) per esprimere posizioni logiche, ponderate, sensate, ricche di umanità, per essere attore principale.
Non è possibile per esempio lasciare alla Lega l’egemonia sulle questioni legate all’ambiente!
Per superare questo impasse derivato molto spesso da visioni diverse e contrastanti dei nostri vertici bisogna lasciare campo deliberativo ai circoli delle comunità territoriali e alle reti di circoli delle aree territoriali omogenee (città, alta padovana, bassa padovana), senza che queste poi restino senza rappresentanza politica parlamentare, regionale, provinciale come sta avvenendo per quanto attiene al Revamping dell’Italcementi di Monselice. Caso in cui tutto il territorio (Circoli e amministratori comunali) si è espresso con una puntuale serie di riserve e per l’avvio di un tavolo di discussione provinciale ma nessuno dei nostri consiglieri regionali e provinciali ha dato voce alle determinazioni del territorio.
Un territorio che resta molto spesso senza rappresentanza.

Padovacentrismo

La questione del superamento dell’atteggiamento padovacentrista fin qui assunto dal Partito non è solo una questione di rappresentanza. E’ una questione che investe il Partito anche da un punto di vista culturale e di prospettiva politica.
Noi pensiamo che sia impossibile vincere le elezioni provinciali e regionali senza una vera saldatura tra la città di Padova e la Provincia. Se non lavoreremo per rafforzare il PD anche in Provincia non vinceremo mai le elezioni provinciali e regionali e ci arroccheremo solo in difesa dei presidi delle città, conquistati anche grazie alla indiscussa capacità dei nostri Sindaci, in attesa che la Lega sferri il suo attacco anche agli ultimi fortini rimasti. Tutto ciò è legato alla rappresentanza politica della Provincia, finora inesistente, ma, come è stato detto, non è solo un problema di rappresentanza, ma anche di assunzione delle istanze che vengono dalla Provincia
E’ un rovesciamento culturale che ci aspetta come PD. Dobbiamo aprirci alla Provincia, ai territori e alla società se vogliamo vincere altrimenti il disastro al quale abbiamo assistito continuerà.
Dobbiamo guardare alla complessità del nostro territorio e guardare per tempo alle elezioni che verranno pensando anche di vincerle e non solo come è accaduto per le ultime elezioni provinciali e regionali di perderle sempre.
Per vincere dobbiamo investire energie, attenzione e rappresentanza nel territorio della Provincia e saldare la frattura che si è determinata tra Città e Provincia. Questa esigenza è ancora maggiore in una Provincia come quella di Padova che ha solo consiglieri provinciali eletti a Padova, solo consiglieri regionali eletti a Padova, coi voti di tutto il territorio. Un Partito Nuovo deve sapere investire nella pluralità delle persone che ne rappresentano il territorio.

Sede Provinciale – La nostra proposta è la individuazione di una sede nuova (né la ex sede dei DS, né la ex sede della Margherita). Una Sede del Partito Democratico più agevole e pratica che consenta una maggiore fruizione e raggiungibilità. Magari con un parcheggio.


Conclusione

La democrazia, l’unità, la pluralità e la partecipazione dovranno essere i principi ispiratori di questa nostra nuova esperienza. Noi ci proponiamo di dare un contributo di idee, impegno, di collaborazione affinché questo nostro Partito possa cambiare e riguadagnare i consensi perduti, possa essere visto come una valida alternativa al governo regionale e provinciale del centrodestra, possa nelle prossime elezioni comunali mantenere le amministrazioni in cui governiamo e riconquistare quelle in cui governa il centrodestra. Per fare questo noi ci siamo.